Mezzo pubblico = migliore mobilità e minore inquinamento = voler bene alla propria città.

E allora ci chiediamo…

Perché Torino “Città sostenibile delle bambine e dei bambini” non ha politiche del trasporto pubblico sostenibili dalle famiglie con bambine e bambini?
Come genitori torinesi siamo orgogliosi che la nostra città si trovi spesso ai primi posti della classifica del rapporto “Ecosistema bambino” di Legambiente e che iniziative quali il Laboratorio Città Sostenibile abbiano contribuito ad attribuire a Torino il premio di “Città sostenibile delle bambine e dei bambini”.
Per questo chiediamo che la nostra proposta di esenzione tariffaria per i bambini integri a tutti gli effetti le azioni sulla promozione di una cultura urbana della sostenibilità, a favore di una migliore qualità della vita e per la formazione dei cittadini, a partire dai più giovani, quali soggetti attivi di cambiamento e di sviluppo locale.
Desideriamo che i nostri figli vedano come la decisione familiare condivisa di passare all’uso del mezzo pubblico li renda protagonisti di un comportamento che incide sull’ambiente, sul traffico, sulla qualità della vita.

Perché a Torino educhiamo i nostri figli fin da piccoli a muoversi in auto e a intossicare l’aria che respiriamo, invece di abituarli a spostarsi in pullman su tutti i percorsi serviti e a vedere un cielo più azzurro?
Ricordarsi che quando eravamo bambini i mezzi pubblici, la bicicletta e i percorsi a piedi erano i nostri modi abituali di spostamento da casa a scuola, per raggiungere il centro, per andare a trovare gli amici, può avere secondo noi una valenza educativa significativa per non formare degli adulti dipendenti dall’automobile e dai mezzi più inquinanti.

Perché Torino è in testa a tutte le città italiane per superamento dei valori massimi accettabili di micropolveri e altri inquinanti urbani, ma non fa di più per incentivare l’uso del mezzo pubblico?
In condizioni drammatiche come queste, bisognerebbe attuare tutte le politiche tariffarie di sostegno all’uso dei mezzi pubblici e che disincentivino quello dell’auto privata, quando non indispensabile.

Perché a Torino continuiamo a lamentarci degli ingorghi nelle ore di punta, delle auto in tripla fila davanti alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie, invece di intraprendere delle azioni positive per una mobilità più sostenibile?


Se tutti coloro che possono accompagnare i bambini a scuola con il pullman lasciassero a casa il mezzo privato, sia chi va in autobus sia chi si vede costretto a servirsi dell’auto troverebbero le strade più libere e arriverebbero a destinazione senza perdere tempo, bruciando meno carburante ed evitando di liberare troppe sostanze inquinanti nell’atmosfera. 

Perché a Torino i genitori che fanno sforzi per fare quadrare il bilancio familiare sono costretti a usare l’auto invece dei mezzi pubblici?
A un genitore con due bambini di altezza superiore al metro una corsa sui mezzi pubblici costa tre euro. Accompagnarli e andarli a prendere alla scuola materna o elementare costa sei euro al giorno in biglietti del pullman. Diventa molto più conveniente usare l’auto.

Perché a Torino i bambini di cinque anni pagano un abbonamento annuale che è poco meno costoso (quasi due terzi) di quello di uno studente di venticinque anni?
Un annuale junior, fino a dieci anni, costa 100 euro, mentre un annuale studenti, fino a venticinque anni, costa 170 euro.

Perché Torino, che si dichiara “città dell’infanzia” e “città accogliente” verso i bambini, fa pagare alle famiglie che hanno due (o più) bambini più del doppio di più di un nucleo familiare di anziani?
Una famiglia con due bambini per viaggiare tutto l’anno sui mezzi pubblici deve comprare due abbonamenti annuali adulti e due junior, pagando 780 euro, mentre una famiglia di anziani composta da due coniugi paga al massimo 290 euro.

Perché a Torino in un gruppo di coetanei i bambini più cresciuti pagano, mentre i loro amici di statura più bassa no?
Sarebbe bene superare questa discriminazione in base all’altezza, che in alcune situazioni può risultare tanto banale quanto antipatica